Il padre Ferdinando M. Mancini generoso priore del convento di Pisa (1615-1620)

Il padre maestro Ferdinando M. Mancini dei Servi di Maria – scrisse il Cerracchini nei Fasti Teologali (p. 372) – fu “prior conventus D. Annunciatae vir prudentia, probitate, scientia insigniter praeditus” (priore del convento della SS. Annunziata uomo ornato in modo distinto di avvedutezza, integrità, scienza).
Nacque nel 1578, fu novizio della SS. Annunziata nel 1590, teologo nel 1613, maestro dei professi nel 1624-25, priore tra il 1631-32-33, definitore provinciale nel 1644-45, lettore dei casi di coscienza nel 1650, di nuovo priore dell’Annunziata nel 1652-53, anno in cui passò a miglior vita all’età di 75 anni.
Di lui è stato pubblicato il manoscritto Restauratione d’alcuni piu segnalati miracoli della S.ma Nunziata di Fiorenza ..., in un saggio del 1978 Ex-voto d’argento all’Annunziata nel 1650, manoscritto del p. Ferdinando Mancini, O.S.M. (a cura di Iginia Dina).
Padre Ferdinando copiò anche nel 1656 la traduzione della Gitanilla di Cervantes: Si narra un avvenimento meraviglioso d’una bella Zinganetta, oggetto di uno studio di Maria Consolata Pangallo (2008).
Viene tuttavia meno ricordato come religioso della SS. Annunziata e per nulla riguardo alla sua dimora nel convento di Sant’Antonio abate di Pisa, di cui fu priore, vicario e benefattore dal 1615 al 1620 – lo riporta una memoria inedita di un registro del monastero.

Questo è il testo:
“Nota, come in cinque anni continui, due del priorato e tre del v(ice) priorato del molto reverendo padre maestro Ferdinando Mancini da Fiorenza dall’anno 1616 fino all’anno 1621 al pisano [ovvero 1615-1620], si accomodorno l’infrascritte cose in chiesa, in sagrestia, in convento et nell’orto di Santo Antonio di Pisa.

Il su detto reverendo padre priore ritirò avanti (havendo prima fatto partito) la cappella di Santo Antonio, e quella del Purgatorio, alias de’ Corsi, e perché in chiesa ci fusse conformità d’altari, non vi essendo prima corrispondenza alcuna, fece dirimpetto all’altare di Santo Antonio quello di San Filippo, et all’altare del padre fra Fabiano buona memoria, l’altro di San Carlo. Incontro alla porta che va ne’ chiostri, fece similmente l’armadio per le reliquie a sembianza della porta che gl’è a dirimpetto. Adornò i due pilastri dell’altar grande con le statue di San Gioacchino e di San Pellegrino. Sotto il medesimo altar grande vi fece fare una Pietà; nell’altare di Santo Antonio rinnovò la statua del santo, che era tutta in pezzi, e tanto fece nell’altare di San Filippo e di San Carlo, intorno al quale altare ci si affaticò molto il reverendo padre Lelio Rocchi di Pisa.

In sagrestia rifece il su detto padre priore l’armadio ove si parano i reverendi padri sacerdoti, adornò, et accomodò lo stanzino a basso per le confessioni con tutte le pitture, confessionale, inginocchiatoi, che si vedono dentro e di fuori, facendo fare di più lo stanzino che vi si vede di sopra per tenervi molte cose spettanti alla sagrestia.

Fabbricò in oltre la cantinetta, che è stotto la barberia nuova. Adornò con licenza del padre reverendissimo teologo la prima foresteria che è di qual dal pozzo con quadri, scaffale, due sgabelloni con l’uscio di mezzo, con credenzina sopra la scale, con stampe etc. E nell’orto vecchio vi fece le pergole che al presente vi si vedono.

Fece fare la testa di San Filippo, se bene si indorò a spese del convento. Fece parimente la testa del padre reverendissimo Lelio Baglioni teologo, che è in libreria di terra cotta con pensiero di farla di marmo per gli obblighi infiniti che tiene a sua paternità reverendissima e molto più harebbe fatto in servitio e della chiesa e del convento, se maggiore fusse stata la possibilità sua ritrovandosi infinitamente obligato al su detto convento.

E qui si noti ancora come i su detti adornamenti fatti dal padre priore, furno efficacissimo mezzo che il padre reverendissimo teologo mandasse ad effetto in breve un suo gran desiderio, che hebbe un già tempo, di beneficare ed accomodare questo convento di dormentorio e d’altro sì come ha fatto per quanto si vede in questo libro a carte 108 e 109, di che harà perpetua gloria, benedizione e memoria poi che con l’occasione d’haver ritirato avanti le due cappelle hebbe tanto e così opportuna materia, che ha fabbricato il dormentorio nuovo a fundamentis, con mille commodità, vi ha avanzato luogo per il giardin nuovo, l’ha cinto con bellissime mura, ha rinnovato il muro che è dalla porta del convenvento [sic], e per la strada de’ nostri gelsi, e fatto bellissima piazza avanti alla chiesa tutta circondata di muraglia.

Vedendo similmente che la chiesa era per di dentro ragionevolmente ridotta, si mosse perciò per maggiormente abbellirla a fare nuovi inginocchiatoi, nuovi confessionali, e nuove panche d’ogni intorno, e molti altri beneficamenti si vedono dentro e fuori, sotto e sopra nella chiesa e nel convento che non accade raccontarli. Così Dio ce lo conservi, come egli ha animo ancora di fare molto più.
Spese in tutto il reverendo padre priore nelle cose che ha fatto, et accennato di sopra in chiesa, in sagrestia, nell’orto vecchio, nella camera e nella cantinetta, col sodisfare a’ muratori, manuali, asinai, legnaioli, fornaciaio, pittore, che fu maestro Giovanni Stefan(o) [Maruscelli?], allo scultore che fu il molto reverendo padre fra Giovanni Lottini [Lottini Giovanni Angelo, poeta, drammaturgo e scultore, † 1629], che in molte altre spese straordinarie per questi affari, scudi cento settanta due, come appare in un suo quinternetto qual tiene appreso di sé, dove ha tenuto diligentissimo, e minutissimo conto dell’entrata, et uscita etc.

Fu non di meno il su detto padre priore aiutato in ciò con gran parte di limosine fatteli da molti benefattori, quali sono qui sotto registrati, acciò di continuo rammentati alla memoria de’ reverendi padri di Santo Antonio, sieno insieme con gl’altri aiutati dalle loro orazioni.

Ricevé il padre maestro Ferdinando priore dal padre reverendissimo teologo scudi 4, dal signor Niccolaio Poggibonsi in tre volte scudi 25, dall’illustrissimo signor balì Urbani scudi 30, da’ colpacci dal pallottolaio [campo delle bocce] fatti da alcuni nostri benefattori per honorato diporto scudi 20 in due volte, da m. Giovanni della Signora un mezzo scudo, da madonna Alessandra Celli vedova in più volte scudi 3, da m. Francesco libraio lire tre, da m. Cammillo Tantini lire dua, da Maria convertita uno scudo, dal signor Curtio Cevoli operaio scudi 3, dal signor dottor Pietro Ruschi lire tre, dal Vannini lire dua, da Tomaso sarto lire sei, dal signor Cosimo Fantini uno scudo, dal signor Paccelli dua scudi d’oro, dal signor Francesco Ricciardi scudi 5, da m. Domenico caterattaio lire dua, da m. Giovanni Maria del Punta uno scudo, dalla moglie del signor Giovanni Biagi uno scudo, da Adriano Orsi dua lire, dal signor Lodovico Pandolfini Buccianese scudi 10, dal signor Giovanni Biagi scudi dua.
Sommano queste limosine scudi cento tredici s. 113. 0.0.

A tal che fino a scudi 172 che si sono spesi, ci mancano scudi cinquanta nove, e questi ce gl’ha messi il padre maestro Ferdinando Mancini priore delle sue prediche e salari e perché scudi 113 e 159 sommano scudi 172.

Di più notino i molto reverendi padri di Santo Antonio di Pisa, che sì bene nella Pietà sotto l’altar grande vi è l’arme del signor Niccolaio Poggi Bonzi, sì come ancora nell’altare di San Carlo vi si vede l’arme del signor balì Urbani, con tutto ciò non vi hanno padronanza alcuna, ma solo vi si son poste per segno di honoranza e di gratitudine, sì che i reverendi padri di Santo Antonio si posson prevalere di detti luoghi come anco della cappella di San Filippo e di Santo Antonio ad ogni loro beneplacito, quando essi, o altri benefattori vi volessero fabbricare con pietre o altro etc.

Di tutto questo se n’è fatto qui memoria, a ciò i reverendi padri di Santo Antonio di Pisa dieno l’ultima mano havendo il su detto padre priore abbozzato, per quanto ha potuto con la sua povertà. Quale se è passato all’altra vita prega con ogni maggiore affetto chi legge la presente memoria a dire un requiem per l’anima sua.

Soli Deo, ac Beatissima(e) Maria(e) Dei Genitrici, ac S. P(atri) nostro
Philippo honor et gloria
Anno Salutis 1620 al pisano.

(All’unico Dio, e alla Beatissima Maria Madre di Dio, e al santo padre nostro Filippo, onore e gloria, anno della salvezza 1620 al pisano).

Fece di più il su detto padre v(icario) priore fare il nuovo gradino, e tabernacolo per il Santissimo Sagramento su l’altar grande. Unì alla sagrestia la cantinetta del padre reverendissimo Lelio per maggior comodità e pulitia facendovi di più un armadio a dirimpetto per tenervi croce d’argento, terribile e, navicella, calici et similia”.

Paola Ircani Menichini, 24 maggio 2024. Tutti i diritti riservati.




L'articolo
in «pdf»